24 fotogrammi in 4 parole


Buon compleanno, Veri.
luglio 11, 2009, 10:34 PM
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veronica_locatelliEro in fila alla cassa della libreria. Ho visto una cartolina che mi ha incuriosita. L’ho presa. Ritraeva una parte di viso di una giovane donna, Esattamente quella che vedete qui. Nella parte bianca una una data e un augurio: 15 luglio 2009 Buon Compleanno, Veri.

Pensavo fosse il nome di un libro in promozione ma girando la card ho notato che era un invito a partecipare alla fiaccolata per ricordare Veronica Locatelli la ragazza morta disgraziatamente la sera del suo 37esimo compleanno a Firenze mentre passeggiava al Forte Belvedere, precipitando dal parapetto; quella sera c’era l’inaugurazione della mostra fotografica di David La Chapelle e un migliaio di persone circa.

Sono andata a vedere i siti indicati sul retro ed ho scoperto che Veronica era un’artista e dopo la sua morte è stata aperta dellemeraviglie, un’associazione culturale per portare avanti l’impegno artistico e culturale di Veronica.
Mi ha colpito quel Buon Compleanno. Quasi le parole potessero arrivare chissà dove. Dove è o non è lei. Mi ha colpito come attraverso il sito e l’associazione si tenti di “tenerla attaccata alla vita”.

C’è un’inchiesta in corso e una promessa del neo sindaco Renzi di rendere quel posto un luogo sicuro: in due anni sono morte due persone cadendo nello stesso punto a causa della scarsa sicurezza del luogo (Luca Raso, che nel 2006 aveva vent’anni e Veronica). Ma c’è anche chi non vorrebbe riaprire così presto quel posto maledetto almeno finchè non si sia verificato l’esatta dinamica degli incidenti e aver preso le più ampie contromisure per evitare che questi si possano ripetere.

Chiunque voglia partecipare: 15 luglio, la fiaccolata in memoria di Veronica Locatelli parte dal Piazza della Signoria alle 21:30.



Firenze, non solo ‘400
novembre 22, 2008, 11:31 PM
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L’arte a Firenze da qualche tempo possiede un altro numero che non è il fatidico ‘400. E’ il 63 di Artsenal, un luogo ideale (nel senso che prima di essere un luogo è anche un’idea) di cui ho già parlato qui. Il centro polivalente Artsenal63 se ne sta accovacciato tra le vie del centro di Firenze proprio vicino all’Accademia di Belle Arti.

E’ una ex tipografia, con una superficie di quasi 400 mq. Ci sono laboratori a disposizione degli artisti che hanno bisogno di spazio per lavorare, spazi che si affittano e si condividono insieme ad una parte espositiva dove le artsenal organizzano mostre e percorsi espositivi di cui potrete trovare informazioni e programmi qui.



Scene da una bottiglia ambulante. (Amor omnia vincit)
luglio 15, 2008, 9:56 am
Filed under: città, segnali di fumo, segni urbani | Tag: ,

Il caldo soffocante di questi giorni era riuscito a rallentare i riflessi di tutti, anche dei bambini dell’autobus affollato su cui ero salita per tornare a casa.
C’era silenzio a dispetto del solito chiacchiericcio e voglia di trovarsi tutti, ognuno nelle proprie case, sotto la doccia o semplicemente davanti al frigorifero alla ricerca della bottiglia d’acqua più fresca. Anche il conducente non doveva desiderare molto altro di diverso. Chissà quando sarebbe finito il suo turno.

Eravamo imbottigliati nel traffico dell’ora di punta e avevamo appena caricato un altro gruppo di persone pronte a bruciare l’ossigeno rimanente nel veicolo. Le porte si chiudono e l’autobus riparte. In una manciata di secondi, non più di una decina, succede questo: il conducente riparte e vede un uomo con 3 rose in mano che dall’altra parte della strada gli fa una smorfia di disperazione per aver perso la corsa. L’uomo tenta un cenno, una richiesta d’aiuto. Il conducente prosegue per pochi metri ma poi si ferma. E Aspetta. Giusto il tempo che l’uomo con le rose possa attraversare e infilarsi nella porta posteriore prontamente riaperta.

Il conducente accaldato deve aver colto (o pensato) in quei pochi secondi che l’uomo stava andando ad un appuntamento d’amore ed ha contravvenuto alla regola che vieta di potersi fermare al di fuori delle fermate prestabilite pur di aiutare lo sconosciuto. L’uomo con le rose, nel frattempo, ha attraversato il corridoio affollato, facendosi strada con le sue scarne rose – una bianca, una gialla e una rosina – ed ha ringraziato con un secco ma intenso grazie. Dall’aspetto e dall’accento piuttosto slavo dell’uomo, il conducente doveva aver fatto un grande favore ad un albanese, forse un rumeno.

L’autobus ha ripreso la sua corsa ed io ho ripreso a guardare fuori dal finestrino mentre tutto accadeva lentamente per il caldo soffocante.

L’amore dissesta i ponti e – a volte – ferma gli autobus.



A Firenze fanno spazio agli artisti. Viventi.
giugno 7, 2008, 4:27 PM
Filed under: città, segni urbani | Tag: , , ,

Firenze è una città d’arte anche per gli artisti contemporanei. E pace all’anima – suprema – di Leonardo, Giotto e Brunelleschi. In controtendenza rispetto all’idea di Firenze come luogo-museale in cui gli spazi “d’arte” sono solo luoghi per turisti affamati di cartolini e souvenirs, nasce Artsenal63 uno spazio esclusivamente dedicato alle esigenze degli artisti.

Artsenal63 nasce dall’idea di Clarice Plana, col patrocinio del Ministero del Lavoro, della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e col contributo dell’UE, ed è il primo spazio operativo per l’artista contemporaneo. Il progetto, assolutamente innovativo, è il primo a Firenze. Ha una metratura complessiva di circa 400 mq, caratteristica che lo rende idoneo per essere utilizzato come struttura modulare polivalente, adattabile alle necessità di lavoro di artisti professionisti, ma anche per chi fa arte per passione o svago.

Artsenal 63 offre un insieme di servizi all’artista, che potrà affittare uno spazio anche solo temporaneo, attrezzato per realizzare il proprio lavoro, indipendentemente dalla tecnica praticata, senza doversi sobbarcare oneri economici troppo alti. Anche le piccole compagnie teatrali o le piccole produzioni di arti visive, possono usufruire della struttura.

In attesa delle foto, vi segnalo il prossimo appuntamento che si tiene all’Artsenal63 il prossimo martedì:
(ore 21), performace live (MIXED MEDIA LIVE) di Selfish, video artista e visual designer. La sua presentazione è visibile sul sito http://www.a63.it



stefano bollani e altre piccole storie
Maggio 8, 2008, 10:54 PM
Filed under: anima, città, musica, segni urbani | Tag:

Ho visto un cielo che pareva disegnato con i pastelli ad olio. Poi un albero imprigionato in un camion. Ho visto un cartello stradale dal messaggio indecifrabile e un camionista innamorato delle allitterazioni. Infine il buio e la musica. La musica. La musica.



qualcosa è cambiato
aprile 24, 2008, 8:08 am
Filed under: città, luoghi comuni | Tag:

Ho visto due punkabbestia che portavano a spasso due cani.
E fin qui.
I due cani avevano il guinzaglio.
E già qui…
I cani erano due bassotti.

Qualcosa è cambiato.



elemosina non petita, presunzione manifesta
aprile 5, 2008, 8:24 am
Filed under: città, clochard, Firenze, luoghi comuni, segni urbani | Tag:

Il clochard era seduto per terra nel sottopasso affollato che collega la stazione al resto della città. Rilassato come un sacco mezzo pieno e mezzo vuoto stava lì a corredo urbano del nostro vivere metropolitano.
Sopraggiungono a passo lento due turisti, quelli che nell’improvviso freddo della primavera vanno in giro con le infradito. Lei tira fuori 5 euro e li porge al barbone che nulla aveva chiesto. Non uno sguardo, un gesto, non una mano tesa.
Il clochard mugola qualcosa che assomiglia ad un rifiuto stizzito. La donna, e l’uomo insieme, insistono con un italiano senza suoni: “dai, prendilo, it’s a great banconota!”.
L’uomo, mezzo pieno e mezzo vuoto, prende i 5 euro e li butta per terra il più lontano possibile. Borbotta qualcosa che soltanto immagino ma che comprendo.
I due turisti bellamente se ne vanno facendo spallucce, stupiti di tanta ingratitudine.

L’elemosina esiste quando c’è qualcuno che la chiede. Ma se c’è qualcuno che “fa la carità” senza che sia stata richiesta, manifesta quella tipica presunzione di chi crede che vi sia un unico modo di stare al mondo.
Chissà perchè questa scena mi ha colpita. Chissà perchè i sottopassi di questa città mi raccontano sempre qualcosa.



il coro delle lamentele a Firenze
marzo 11, 2008, 9:37 PM
Filed under: canzoni, città, Firenze | Tag: ,

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Firenze è la prima città italiana ad aderire al coro delle lamentele, una inziativa tanto stravagante quanto interessante.

L’iniziativa – leggo qui sul sito e riporto interamente – si inserisce in un progetto internazionale, ideato a Birmingham dagli artisti Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen.

    Partendo dalla considerazione che gli abitanti di tutte le città del mondo amano lamentarsi sulla propria città e sulla vita in generale, gli artisti hanno tradotto questo fenomeno universale in un’iniziativa ironica, divertente e coinvolgente: nel 2005 hanno organizzato a Birmingham il primo Coro delle Lamentele composto da cittadini volonterosi di creare, con l’aiuto di un compositore, una canzone delle loro lamentele esibendosi come Coro nelle piazze e in altri luoghi pubblici della città.

Vi consiglio di dare un’occhiata al sito e all’inziativa. Sto pensando seriamente di inviare la mia lamentela ed entrare a far parte del Coro di Firenze! Quando l’ho segnalata ad una mia amica di Bari dicendole che l’hanno fatto pure ad Helsinki lei – forte dall’alto della sua beresità – ha chiosato con un “seeee, e di che si lamentano ad Helsinki??”.



un cuore a lunga conservazione
febbraio 20, 2008, 10:53 PM
Filed under: amore e dintorni, anima, città | Tag:

Vorrei chiudere il cuore in un foglio di pellicola trasparente e stringere forte perchè non perda il suo vermiglio succo.
Vorrei impacchettarlo ad arte, stendendo i lembi del foglio perchè non si formino quelle irritanti cicatrici di plastica in cui non trovi mai l’entrata quando la cerchi e ti costringono a scassinare il pacchetto con coltelli affilati.
Vorrei prendere il mio cuore, così confezionato, e riporlo in fondo nello scomparto del frigo insieme all’insalata e al burro. Nascosto perchè nessuno lo veda. Nascosto e ben conservato al freddo e al buio. E nel microclima che si forma negli spazi – atomi – infinitesimali, tra questo cuore e la sua pellicola, lì riporre i muschi e i licheni. A protezione.
Ho un cuore a lunga conservazione io, si sa. Solo il cielo sa come fa a mantenersi ancora integro senza conservanti e polifosfati.

Quello che voglio dire è che tutti i giorni, uscendo e tornando a casa, passo attraverso un luogo che è una galleria di vento umano straordinaria. Ha una stufetta d’inverno e un ventilatore d’estate e un uomo che se ne prende cura. I passanti lasciano solo passi ma lì dentro, questi passi, sembrano uniti da una comune coreografia, un Bolshoi metropolitano che a riprenderlo con una videocamera lasceremmo ai posteri un monumento della vita urbana di valore storico. Se la storia così come la conosciamo avrà ancora un senso. Vorrei portarci ognuno di voi per vedere se fa lo stesso effetto che dopo due anni e mezzo fa a me. Ancora.
Due anni e mezzo.

Sì, d’accordo: non bisogna coltivare l’attesa ma la speranza affinchè questo cuore si conservi bene per vedere ancora. Sentire i passi.
E amare.

Così ho risposto a tutti. :-) Credo.



tutta mia la città
dicembre 15, 2007, 1:05 am
Filed under: città, luoghi comuni, Meyer | Tag:

Fa sempre effetto vedere le strade deserte, quando la presenza della città si eclissa dietro le finestre e il freddo congela le sbavature e le imperfezioni delle ore antimeridiane. Questa notte un’arteria di Firenze è stata protetta e addormentata. Un’anestesia parziale di chilometri d’asfalto, blocco totale di transito automobilistico sulla giuntura che unisce la vecchia sede del Meyer a quella nuova. Questa notte stanno trasportando tutti i bambini dell’ospedale pediatrico fiorentino nella nuova sede. Nelle loro nuove stanze. Su strade religiosamente deserte – lentissime ambulanze, senza sirene, passeggiano come un corteo di carrozze dirette al ballo.
Una volta un mio amico mi raccontò di come non bisogna mai spostare le piante nemmeno di un metro perchè – per loro – un metro diventa un viaggio intercontinentale. Come se spostassi la mia orchidea dalla Spagna all’India in cinque secondi.

Mi piace pensare che non sia stato un caso che io sia rimasta a piedi e che abbia dovuto attraversare quel limbo urbano.
L’anima della città ha voluto trattenere il mio sguardo su piccole storie che il più delle volte nemmeno mi sfiorano.
Mentre scrivo sono in corso le operazioni di trasporto dei piccoli pazienti. Oltre 200, dicono, i volontari sparsi su tutto il tragitto, per tutta la notte al freddo, per assicurarsi che nessuno intralci, anche solo per un minuto, il viaggio dei bambini del Meyer.
E la città selvaggia fatta di traffico e fretta. La città che inganna, che ingoia, quella dei souvenir inutili, la città senza parcheggi, ologramma di se stessa, questa stessa città si è trasformata – per qualche ora – in una serra per fiori rari con un microclima degno di un cuore pulsante.