If the world could vote, si chiama così la scheda elettorale che sta girando sul web e che ci rende tutti ipotetici elettori (anche se non necessariamente maggiorenni come vuole il suffragio) del prossimo presidente degli Stati Uniti.
Leggo, ricevo e pubblico due materiali interessanti per chi – la maggiorparte di noi, presumo – oscilla tra la voglia di non fidarsi di nessuno e quella di affidare ancora una volta il proprio futuro prossimo, invece, a qualcuno degno.
Potete trovare qui un pdf con una esemplificazione su come votare. Come, cioè, evitare di rendere nulla la scheda senza volerlo.
Invece qui (e sull’editoriale del Corsera di oggi) un articolo scritto da Giovanni Sartori sul voto di sfiducia costruttivo.
Due approcci differenti. Il primo tutela il diritto al voto.
Sartori, invece, propone un diritto al voto-rifiuto e dice: …
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“È che sapendo usare il voto disgiunto tra le due Camere ne possiamo ricavare un voto-rifiuto, un voto che puramente e semplicemente dice no. Mettiamo che al Senato io voti Veltroni e invece per la Camera io voti Berlusconi (o viceversa). In tal caso il mio secondo voto pareggia e cancella il primo. L’effetto sull’esito elettorale è zero. Però io ho votato, e quel mio voto esprime senza ombra di dubbio il secco rifiuto del Palazzo e della Casta. Si dice che come elettori siamo impotenti. Sì. Ma se, mettiamo, 10 milioni di italiani votassero così, allora saremmo potentissimi.”
Ne riparliamo la settimana prossima.
Questi signori io li conosco. E visto che ci siamo quasi, divulgo questo:
Campagna di Proforma contro l’astensione. Regia di Pippo Mezzapesa.
P.S.: ma i seggi per i non residenti quando li faranno? Sarà forse ottimismo la speranza che tra una elezione e l’altra possano passare anni e che farsi il viaggio una volta ogni tanto fa pure bene? Sarà per questo che non pensano a noi emigranti? uff.