24 fotogrammi in 4 parole


un passato da campioni del mondo
dicembre 17, 2006, 8:30 PM
Filed under: segni urbani

campioni
Sono passati mesi dal tormentone del po-po-po-po-pooo, ma vi ripropongo questa immagine scattata durante un’ ingenua passeggiata estiva.
A volte basta osservare e far collimare i segni.



un messaggio di buon natale
dicembre 15, 2006, 5:45 PM
Filed under: videos

Per quelli che si fidano del linguaggio e delle parole lascio qui un piccolissimo messaggio. In verità è anche una prova in corso di alta tecnologia ma cade a fagiuolo anche per i propositi del Natale. Cliccate sulla freccia nel centro del video.



tristano e isotta
dicembre 14, 2006, 3:46 PM
Filed under: anima

Tristano e Isotta non si amano… ciò che essi amano è l’amore e il fatto stesso d’amare. Ed agiscono come se avessero capito che tutto ciò che si oppone all’amore lo garantisce e lo consacra nel loro cuore, per esaltarlo all’infinito nell’istante dell’abbattimento dell’ostacolo che è la morte (Denis De Rougemont)

Il mio Tristano sottrae e aggiunge pozioni di veleno e d’amore ogni volta che il sesto senso bisbiglia al suo orecchio quando è il momento di esserci e quando, invece, no. Lui dice che è così che consacra e conserva sempre alto il desiderio. Devo credergli?

Triste, come Tristano, è il destino di coloro che amano e nella sofferenza e nell’assenza perpetuano il moto d’amore.



Geroglifico da bar
dicembre 9, 2006, 9:27 PM
Filed under: segni urbani

geroglificodabar

Un geroglifico post-moderno trovato in un bar mi ha fatto pensare alla differenza tra guardare e osservare. Osservare vuol dire prestare attenzione. Non è stato immediato decodificare il messaggio del cartello, ho dovuto prestare attenzione, appunto. Ed ho pensato: toh! guarda uno spirito da antico egizio alberga in quest’uomo del bar. “Occhio alla scadenza dei buoni pasto” diceva l’avviso. Ma l’imperativo del fare attenzione era sintetizzato con un disegno di un occhio. Perchè, mi sono chiesta, lo scribano ha avuto necessità di disegnare un grande occhio invece che scriverlo a parole? Non certo per risparmiare tempo, e nemmeno perchè pensava fosse più chiaro e leggibile. La sua è stata una inconsapevole comunicazione pubblicitaria ghiotta – come si sa – di sincretismi narrativi. Segni, a volte suoni insieme a parole per lanciare un messaggio che rimane impresso meglio nella memoria proprio perchè coinvolge differenti lati del nostro sistema cognitivo-sensoriale. Il nostro scribano del bar, seppur probabilmente ignaro, non ha affidato alla narrazione lineare, propria dei libri e delle leggi, la perentorietà del suo messaggio. Ha usufruito, invece, della forza delle immagini per accentuare la veridicità dell’avviso. Un grande occhio, apri bene i tuoi occhi e guarda con attenzione la data di scadenza!
I geroglifici – dice wikipedia – sono un sistema di scrittura utilizzato dagli antichi Egizi, che combina elementi ideografici, sillabici e alfabetici. E come chiamare il cartello del nostro scribano se non un geroglifico da bar?



Sono solo mostre, my darling!
dicembre 8, 2006, 6:09 PM
Filed under: fotografia

kate barry poster

Seconda settimana all’insegna di mostre fotografiche in giro per il perimetro che cinge, a falde larghe, Firenze. Questa volta è toccata a Fiesole e alle sue dimensioni da bugigattolo cittadino che hanno ospitato una piccola e preziosa mostra fotografica sui ritratti di Kate Barry. Ritratti al femminile in rigoroso e saturo bianco e nero. Il bianco e il nero sono solo dei numeri, uno e zero. In mezzo ci sono i colori. In mezzo ci sono i pensieri degli osservati e degli osservatori.
Gli scatti di Kate Barry non ricercano il particolare dello sfondo, in fondo i set sono scarni ma studiati. Quello che colpisce sono, appunto, i ritratti di bellezze femminee intense e mai banali.
Ancora una volta subisco il fascino dell’immagine, questa volta un solo fotogramma, immobile.
Un solo fotogramma che racconta una storia non attraverso una sequenza orizzontale di piccoli movimenti ma attraverso la profondità propria dello scontro di quel sistema binario di cui dicevo prima, dall’alternanza netta dello zero e dell’uno. Del bianco e del nero. Della presenza e dell’assenza. Della vita, insomma.