24 fotogrammi in 4 parole


fidarsi ciecamente
febbraio 23, 2009, 2:50 PM
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Mi ha lasciata a bocca aperta vedere un cieco sciare.
Scendeva sui suoi sci da solo, seguendo con l’udito il suono degli sci della guida che gli stava qualche metro più avanti.
Fidandosi ciecamente.

Se penso che io – con gli occhi aperti e funzionanti – spesso non riesco a fidarmi nemmeno di me stessa.

Su internet ho cercato cecità e sciare ed è venuto fuori che ci sono molti gruppi di sciatori ciechi. E in questo ho trovato questa battuta:

“Quali emozioni, quali gioie prova un cieco nello sci?”
“Le stesse di tutti quelli che praticano lo sci, tuttavia in modo più profondo e sentito. Perché partecipo alla gioia della mia guida: un amico, che mi segue come un’ombra, che conosce le mie reazioni, i miei limiti e sa interpretare le mie aspirazioni, liberandomi su pendii di neve polverosa. […]”.

Sarà che davvero i limiti spesso sono solo nella nostra testa. Sarà che spesso abbiamo bisogno di una guida.
Sarà che fidarsi non è mai facile ma, a quanto pare, non è mai nemmeno impossibile.



M’illumino di meno
febbraio 12, 2009, 10:04 am
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Partecipa anche tu domani, 13 febbraio, a M’illumino di meno.
Trovate tutti i dettagli qui. E’ un’iniziativa promossa per il quinto anno consecutivo da caterpillar.

Il peggior nemico dell’intelligenza è l’abitudine. A volte basta un piccolo gesto per spezzare questo circuito e dare un segnale forte di cambiamento.

Dalle 18.00 alle 19.30 di venerdì 13 proviamo a utilizzare quanto meno possibile gli elettrodomestici e a tener spente le luci.
Illuminiamoci di meno.



Quella ragazza che amavamo – di Adriano Sofri
febbraio 10, 2009, 9:43 am
Filed under: segnali di fumo | Tag: , ,

Vi segnalo qui il commento di Adriano Sofri su Repubblica. Le uniche parole che personalmente trovo appropriate. Sennò, silenzio.

Riporto di seguito un piccolo stralcio:

Se c’è una sottile speranza che l’Italia non esca più amara e incattivita da una vicenda oltraggiosamente accanita, è in questo amore condiviso. Il signor Englaro non ha mirato a nessuna convenienza. Non ha fatto conti. Ha fatto quello che sentiva come il suo dovere. Se fosse stato un uomo politico – cioè un politico, oltre che l’uomo che è – si sarebbe sottratto alla piccola trappola della gara col tempo, che metteva in scena nel rullo di tamburi del precipitoso finale il copione degli uni che bruciavano le ore per salvare una vita, degli altri che bruciavano i minuti per sacrificarla. (“Il sacrificio non sia vano”: frase pronunciata ieri sera in Senato, non so con quanta consapevolezza, bestemmia più enorme di tutte, che accusa di un sacrificio umano, e pretende di riscattarlo, per giunta con una legge folle).



Eluana.
febbraio 9, 2009, 3:29 PM
Filed under: morte, politica, segnali di fumo | Tag: , ,

Dico brevemente la mia sulla vicenda Eluana dopo aver parlato con varie persone sull’argomento, letto giornali e documenti vari, dopo aver seguito sul web le reazioni, i gruppi e tutto quello che la rete in occasioni come queste restituisce in termini di opinione pubblica.

Premesso che l’argomento, avendo a che fare con un tema per me spaventoso come la morte, è molto delicato, ho cercato in tutti i modi di accogliere quanti più punti di vista possibili, ricostruendo la storia della Englaro e vivendo questo momento, in qualità di cittadina, come una – speriamo – importante tappa civile del nostro Paese.

Le cose da dire sarebbero tante ma mi limito a sintetizzarle in poche battute.

Credo che nessuno più del padre, Beppino, abbia diritto di decidere dopo 17 anni di stato vegetativo, della sorte della figlia. Non la chiesa, non un medico nè un governo.

Credo – però – che un governo debba pensare a promulgare una legge, complessa ma possibile, sul testamento biologico magari partendo dalla legge per l’espianto degli organi.

Credo che il limite oltre il quale non si possa più considerare viva una persona sia l’encefalogramma piatto.

Credo che sia plausibile proporre un referendum serio sull’argomento per capire cosa pensa la vera maggioranza e non presumerla da quella politica che pur dovrebbe rappresentarla ma che come in questo caso sembra più che mai “scollata”.

Infine credo che l’unico sentimento che sento più forte in questo momento, dopo lo sdegno per la gestione politica e mediatica del fatto, è la compassione per questo padre e per le persone che conoscevano e amavano Eluana, costretti a farsi portatori di una battaglia per i diritti di tutti costruita sul dolore di pochi.