24 fotogrammi in 4 parole


Babbo Natale esiste e non è un barbone
dicembre 18, 2007, 10:18 PM
Filed under: luoghi comuni, segnali di fumo

Non ci sono più i bambini di una volta, signora mia!
L’altra sera, passeggiando per le strade del centro, il freddo non è riuscito a gelare il mio sorriso quanto la frase che ho sentito pronunciare da un bimbetto alto una mela e poco più. “Mamma, mamma – urla il bimbetto indicando un Babbo Natale che si allontana all’orizzonte – guarda: un barbone vestito da Babbo Natale!”.

Cosa voleva dire il bambino che Babbo Natale non esiste e quello che c’è è solo un fake? E io che mi credevo.



tutta mia la città
dicembre 15, 2007, 1:05 am
Filed under: città, luoghi comuni, Meyer | Tag:

Fa sempre effetto vedere le strade deserte, quando la presenza della città si eclissa dietro le finestre e il freddo congela le sbavature e le imperfezioni delle ore antimeridiane. Questa notte un’arteria di Firenze è stata protetta e addormentata. Un’anestesia parziale di chilometri d’asfalto, blocco totale di transito automobilistico sulla giuntura che unisce la vecchia sede del Meyer a quella nuova. Questa notte stanno trasportando tutti i bambini dell’ospedale pediatrico fiorentino nella nuova sede. Nelle loro nuove stanze. Su strade religiosamente deserte – lentissime ambulanze, senza sirene, passeggiano come un corteo di carrozze dirette al ballo.
Una volta un mio amico mi raccontò di come non bisogna mai spostare le piante nemmeno di un metro perchè – per loro – un metro diventa un viaggio intercontinentale. Come se spostassi la mia orchidea dalla Spagna all’India in cinque secondi.

Mi piace pensare che non sia stato un caso che io sia rimasta a piedi e che abbia dovuto attraversare quel limbo urbano.
L’anima della città ha voluto trattenere il mio sguardo su piccole storie che il più delle volte nemmeno mi sfiorano.
Mentre scrivo sono in corso le operazioni di trasporto dei piccoli pazienti. Oltre 200, dicono, i volontari sparsi su tutto il tragitto, per tutta la notte al freddo, per assicurarsi che nessuno intralci, anche solo per un minuto, il viaggio dei bambini del Meyer.
E la città selvaggia fatta di traffico e fretta. La città che inganna, che ingoia, quella dei souvenir inutili, la città senza parcheggi, ologramma di se stessa, questa stessa città si è trasformata – per qualche ora – in una serra per fiori rari con un microclima degno di un cuore pulsante.



quando il montaggio era il futuro
dicembre 12, 2007, 8:10 PM
Filed under: videos

prima dell’avvento di final cut e premiere i videoclip si facevano così.



l’autobus della gioia (ancora nuvole)
dicembre 9, 2007, 4:17 PM
Filed under: città, segni urbani

Ieri sono salita sull’autobus della pace e dell’amore. Una sorta di caravan of love dei nostri giorni. Pensavo fosse l’effetto della ballad degli annie hall che suonava l’ipod direttamente nei miei padiglioni auricolari. Dalla ritmica così cadenzata da modificare persino la realtà. Ma alla terza strizzata d’occhi ho capito che era tutto vero. Ero salita davvero sull’autobus della gioia.
Sono entrate due coppie con bambini a seguito e almeno tre persone si sono alzate per far accomodare le mamme. Poi son saliti quattro anziani, e anche qui, stessa scena. Il conducente guidava senza strattoni e non inchiodava ad ogni fermata. Si è persino fermato due volte alle strisce pedonali non ancora attraversate dai pedoni, e li ha fatti passare lui. Una signora, carica di buste, non riusciva ad obliterare il proprio biglietto ed è stata soccorsa prontamente da un giovane. Un nonno giocava con lo sguardo con un giovane treenne, tondo e bello come una piccola pesca profumata. A me sembrava che tutti sorridessero. Ad un certo punto li ho osservati bene, uno ad uno, i miei compagni di tratta. Erano tutti rilassati. Nessuna suoneria invadente. Nessun discorso privato raccontato ad alta voce. Dodicesima fermata, la prossima è la mia. Quasi sarei arrivata al capolinea. Ma dovevo scendere. E – mi sembrava – dalle nuvole.


soundtrack: Annie Hall – Ghost’s Legs
ripresa:nuvolamigrante



poco haiku, molto cielo
dicembre 8, 2007, 8:42 PM
Filed under: anima, poesia, segni urbani | Tag:

Nell’attesa ho alzato gli occhi al cielo
incastrato dalle linee rette dei palazzi.
Se ne stava lì
come fotogramma di pellicola.
E trasversali ai miei occhi
passavano le nuvole
veloci.
A passo 1.
Non ho pensato a nulla.
Solo alle nuvole lontane.