24 fotogrammi in 4 parole


Saviano dice grazie a tutti
ottobre 22, 2008, 4:41 PM
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Sono stata la ottantamillessima ecc ecc a firmare qui l’appello per Roberto Saviano.
Oggi leggo la sua lettera di ringraziamento pubblicata qui e che vi invito a leggere.

Estrapolo un passaggio che mi riguarda più da vicino personalmente e professionalmente:

Grazie a chi, in questi giorni, dai quotidiani, alle agenzie stampa, alle testate online, ai blog, ha diffuso notizie e dato spazio a riflessioni e approfondimenti.
Da questo Sud spesso dimenticato si può vedere meglio che altrove quanto i media possano avere talora un ruolo davvero determinante. Grazie per aver permesso, nonostante il solito cinismo degli scettici, che si formasse una nuova sensibilità verso tematiche per troppo tempo relegate ai margini. Perché raccontare significa resistere e resistere significa preparare le condizioni per un cambiamento.

Ho sempre pensato che ci vuole coraggio per cambiare le cose. Coraggio di idee e di azione. Altro che scorciatoie.
Buona lettura



Saviano. Una riflessione, anzi due
ottobre 17, 2008, 2:31 PM
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Per chi come me è rimasto colpito dalla vicenda Saviano, riporto qui di seguito due passi con i relativi link di chi ha espresso i propri punti di vista sulla questione restituendo in parte le correnti di discussione e sentimenti relativi a questa triste vicenda.
Ho scorso nel web il tam tam generato. I difensori di Saviano, i negazionisti, i facebookers, gli scioperanti. Ci si immedesima e si tira fuori una parola: eroe.

Triste il paese che ha bisogno di eroi – diceva Bertold Brecht. E con questa citazione esprimo il mio punto di vista. Di seguito due stralci degli articoli selezionati.

Il primo è tratto da un pezzo scritto da Nicki Vendola, governatore della Puglia, l’altro da Andrea Manzi, editorialista del Roma, attraverso il blog e l’introduzione di Antonio Montanaro.

Vendola:
“Invece sulla ndrangheta calabrese e sulla camorra napoletana ha dominato sempre una sorta di distrazione collettiva, o una forma speciale di omertà programmatica, con l’attitudine di ridurla alle cronache locali di violenze arcaiche. Poi questo ragazzo del sud, raccogliendo il testimone di generazioni di militanti della legalità, ha trovato una cifra narrativa che ha sfondato il muro di gomma plurimo dell’indifferenza, del cinismo, del folclore giustificazionista. Ha acceso una torcia nella notte opprimente dei boss, di questi giganti del nulla, maschietti gonfi di cocaina e ubriachi di potere, in contesa permanente gli uni con gli altri, abitanti frenetici di un pianeta in cui la vita vale meno di uno starnuto, in cui il diritto è surrogato dallo storto, l’empietà scandisce la gestualità quotidiana di chi allunga e allarga traffici nel nome di una sotto-società educata al “mordi e fuggi” della ricchezza facile, della ricchezza predatoria, della ricchezza svuotata di qualsivoglia contenuto di bellezza, di giustizia, di umanità. Il successo ha comportato, per Roberto, una condanna a morte, una vita prigioniera di caserme e scorte, la fine immediata di una vita normale. Continua qui.

E Manzi:
“Dispiace che Roberto Saviano tolga le tende e vada un po’ all’estero per rientrare nella sua età e gustarsi amori e birre che anche un ventottenne cresciuto troppo in fretta merita. La vita pericolosa da lui affrontata con spirito di “servizio” ci avrebbe fatto prevedere sviluppi diversi, pur in presenza del rischio di un attentato peraltro vago, frettolosamente amplificato ed ora finanche smentito.
Quando l’intolleranza fascista si abbatté sui fratelli Rosselli – anch’essi giovani e senza nemmeno il tempo di rimpiangere amori e sbronze – cominciò proprio allora la loro lotta.”Continua qui.